LA MIA STORIA

Autore Daniela Levera

Ecco la mia storia e come sono arrivata a fare la ceramista di mestiere.

Sono nata in Brasile e cresciuta a Santiago del Cile, e ai 18 anni mi sono iscritta alla facoltà di design a Santiago all’università Diego Portales.

Arrivata in Italia con 20 anni, mi sono iscritta all’Università IUAV di Venezia indirizzo design industriale, dove ho conseguito una laurea triennale.

Senza voler fare la specialistica, sentivo che il mio lavoro non sarebbe mai stato all’interno di uno studio di design, ed abituata a lavorare per poter sostenere gli studi una volta finita l’università sono andata in cerca di lavoro.


Così sono finita col naso appiccicato in una bottega da ceramista:  Cinzia Cingolani la ceramista della bellissima bottega Fustat.

Dopo pochi giorni mi hanno spinta i miei amici artisti ad entrare ed a propormi come aiutante non pagata. Così quindi ho iniziato a fare ceramica aiutando la ceramista con i lavori comuni di un atelier.



Questa sono io ad aiutarla mentre teneva un workshop di raku presso L’Associazione dei ceramisti Veneziani “I Bochaleri”

 



Purtroppo però quell’anno fu drammatico! La ceramista è stata cacciata via dalla sua bottega, e fu costretta a lasciare sia la bottega che poi successivamente la città per altri motivi.


Ecco una foto di me a 23 anni in giardino dai Bochaleri a fare il mio primo mercatino.




Così quando lei ha chiuso bottega mi trovai a capire cosa fare! ormai ero innamorata della ceramica e non c’èra modo di tornare indietro ma quale percorso potevo seguire? 

 

Avevo 23 anni, desideravo viaggiare e quindi decisi di andare in Spagna a fare una la scuola di ceramica di Manises a Valencia.

Andai a Valencia a fare la prova di ammissione, e quando era tutto pronto per partire un incidente in famiglia mi ha fatto rimanere in Italia, non potevo più partire e quindi ho dovuto cercare un piano B.


Tutte le scuole di ceramica in Italia erano per me fuori budget, tranne una: La Scuola di ceramica Gaetano Ballardini di Faenza 

Così chiamai, pregai, e mi presero nonostante fossi in ritardo per l’iscrizione. 


Li ho fatto 2 anni a formarmi e ad imparare soprattutto i concetti  più teorici della ceramica. 


Nonostante la scuola all’ora avesse degli insegnanti davvero molto capaci, sono stata costretta e concludere il percorso anticipatamente per via del lavoro.


Per riuscire a pagarmi la stanza a Faenza facevo la gelataia, ma con voglia di lavorare in ceramica sono andata a bussare qualche porta da ceramista per lavorare a gratis in delle botteghe da ceramisti.

Con pochissimo successo io ed una compagna spagnola abbiamo deciso di avviare una piccola produzione, con un brand che avevamo chiamato “Creater”.


Quando avevo deciso di concludere con la scuola mi ritrovavo con delle conoscenze in più, sapevo fare gli smalti e sapevo lavorare un po’ al tornio, sapevo fare gli stampi e gli oggetti a colaggio, ma sinceramente facevo meglio i gelati. Perché li facevo tutti i giorni! 


Così una volta finita la scuola e con questo piccolo brand Creater ho pensato che avevo bisogno di uno spazio di lavoro… 

Quindi un mio amico aveva una casa in comodato d’uso ed io li chiesi a gratis la stalla. In cambio lo aiutavo con l’orto. Da lì è nata la mia passione per l’orto e le piante, e lui visto che era un artigiano mi ha insegnato ed introdotta nel mondo dei mercati.


Così in una stallo avevo imparato a costruire uno studio di ceramica e piano piano ho portato li un po’ di materiali e ho iniziato a fare ceramica con solo le mani, e le dita… tirando su l’acqua dal pozzo. 


Ma a scuola avevo imparato a fare gli stampi per ceramica quindi insieme a Lucia abbiamo iniziato a fare delle ceramica super colorate a colaggio utilizzando la tecnica del colaggio.

 

Con una parte dei soldi che guadagnavamo in gelateria avevamo trovato il modo di avviare una piccola produzione, adatta a girare insieme a questo amico artigiano in fiere, festival e mercatini. Così li abbiamo girato tutti! e un po’ alla volta abbiamo comprato tutto quello che ci serviva per portare in giro il nostro banco. 


Ci siamo fatte due anni così.

Nel frattempo mi sono fatta la patente e così eravamo molto più autonome.

Con i soldi che guadagnavamo pagavamo lo stand nelle fiere e nei mercati ed i materiali.

Ecco il nostro banco a “fa la cosa giusta” Milano 




La partita Iva ancora non c’è l’avevamo e partecipavamo come operatrici del proprio ingegno

Dopo qualche anno tutto cambiò!


Io e Lucia non potevamo più lavorare insieme, lei si sposò ed io decisi di cambiare vita.

Quindi ho deciso di proporre un workshop dove insegnavo quello che sapevo fare al meglio, gli stampi in gesso per ceramica

Fui invitata a tenere il workshop di stampi per ceramica nell’associazione dei Ceramisti Veneziani “I Bochaleri”  e li una studentessa mi propose uno spazio di lavoro.


Io non avevo allora nessuna intenzione di prendermi uno spazio, più che altro perché non avrei potuto permettermi tale spesa! 

era il 2012 avevo 26 anni ed in quel preciso momento ancora non riuscivo a vivere di ceramica. 

Ma spinta dall’entusiasmo sono andata a vedere lo spazio e lo stesso anno a dicembre 2012 mentre ero in Cile, ho deciso di dirle di si, e che quello sarebbe stato l mio primo laboratorio da ceramista! 


Questa sono io mentre tenevo il workshop di stampi per ceramica a Venezia



Tornai in Cile quel anno ad inizio dicembre, con la sensazione di aver deluso un po’ tutti con questa mia scelta di vita. Ero venuta in Italia per diventare una designer ed invece avevo mollato tutto per diventare una ceramista.


Ma ero convinta di voler fare la ceramista di mestiere!

Così avviai dei workshop di stampi anche in Cile, che mi hanno permesso di risparmiare un po’.

Eccomi in questi studi mentre insegnavo a fare gli stampi doppi.



Così con i soldi che avevo guadagnato con questi workshop a dicembre 2012 potevo permettermi la caparra ed il primo mese di affitto in quello spazio della signora a Venezia. Dal Cile quindi l’ho chiamata e li ho detto che ero interessata e che tornavo in Italia tra qualche mese e quindi ho versato la caparra per fermare il posto. Non riuscirò mai a dimenticarmi quel momento. 


Non sapevo come sarebbe andata, le mie uniche sicurezze erano: 

– che avevo uno spazio abbastanza grande dove poter ospitare anche dei corsi 

– Che avevo una associazione di ceramisti super vicina dove poter cuocere i pezzi e che li c’era anche il tornio

– Che da quando sarei entrata in quello studio avrei fatto la ceramista e dovevo farcela.



Tornai a Venezia, presi il posto e questo era completamente vuoto, ma a me riempiva come niente altro in questa vita. fu li, che mi sono ritrovata nel mio primo anno di attività


Mio zio mi chiamò un giorno dicendo: “Ciao! c’è un vetraio che regala un forno lo vuoi?” impulsivamente ho detto “si!!” 

Poi trovai un vecchio tornio in vendita con la leva e così molto lentamente iniziai a costruirmi il mio primo Atelier.


Ecco una foto dello spazio quando sono entrata e quando già dentro c’era forno, tornio e qualche tavolo 


Mi sembrava un sogno! Un sogno, il posto era bellissimo… Aveva anche una altra stanza dove potevo fare “showroom” e anche vivere. 

Così mi sono ritrovata a vivere in studio… e da li in poi è iniziata per me la vera strada in questa professione. 

Avevo i soldi solo per pagare un mese di affitto… quindi dovevo darmi una mossa! Così la prima cosa che ho fatto è stata attivare dei corsi sia da me sia in Associazione che allora offriva davvero poche attività, ho creato quindi un calendario di corsi e solo con il passaparola ho iniziato a promuovermi come artigiana. 

Non conoscevo molte persone! Ho iniziato a passare parola! a fare volantini e a scrivere un blog, partecipavo a tutti i mercatini che c’erano, a tutte le manifestazioni facendo corsi gratis per bambini, mercatini nelle piazze, portavo con il carretto il tornio ovunque ci fosse bisogno addirittura abbiamo portato il forno raku sempre con altri dell’Associazione sulla fondamenta!! lavoravo giorno e notte, tra corsi e mercatini i miei amici dicevano che dormivo sotto il forno. 

Ecco qualche foto di quel bellissimo ma intenso periodo

Dopo un po’ ho iniziato ad espandermi un po’ proponendomi per fare mostre e collaborazioni con altri artisti, così ho lavorato in una galleria al Ghetto Ebraico di Venezia dove avevamo delle collettive e poi collaborato con un fotografo e messo appunto una ricetta per la tecnica della stampa manuale su ceramica a crudo.

A questo punto era tutto o niente, ho iniziato quindi anche ad affittare il mio spazio ad altri artisti, a proporre degli stage, a proporre delle residenze d’artista a produrre per ristoranti, bar, negozi e tutto quello che si poteva fare. 

Quindi da qui in poi e dopo un’anno dell’avvio del mio studio, e dopo esserci stata ovunque e aver detto a tutti ed in tutti i modi che ero ceramista le persone sapevano cosa facevo e quindi ho iniziato ad avviare le prime collaborazioni. 

I corsi erano sempre pieni, avevo dei clienti, facevo un sacco di mercatini e fiere, e riuscivo finalmente a permettermi qualche investimento.

Sono potuta andare via dallo studio, finalmente non dovevo più vivere li.

Così nel 2016 a 29 anni è morto mio padre, che aveva dedicato tutta la sua vita al lavoro e alla famiglia. E’ morto a 58 anni, senza mai staccare dal lavoro se non per 2 settimane l’anno. Da quel momento mi avvolse un uragano e per fortuna sono riuscita con l’aiuto di una fantastica ed angelica persona a guardare la mia vita da fuori e capire che: 

Non stavo facendo quello che mi piaceva, bensì lo stavo facendo ma non a modo mio, mi stavo facendo trascinare dagli eventi, stavo lavorando fino allo sfinimento, stavo vivendo quello che non mi piaceva di mio padre. 

Quello ovviamente fu subito dopo accompagnato da una malattia autoimmune che mi portò a brutte esperienze e drastici cambi nella mia vita.

Dopo di ché mi sono guardata indietro… ho guardato con quanto entusiasmo e coraggio avevo cominciato, con quando sforzo ero riuscita ad ottenere tutto quello che avevo e tutti gli anni che avevo faticato per ottenerlo.

Ma mi ritrovavo a dormire praticamente sempre in studio, a dormire pochissime ore per notte. ed a essere malata.

Mi sono quindi fermata. Ho fatto un grande stop e sono tornata a cercarmi… ho bussato quindi alla mia porta, chiedendo di fare d’apprendista… 

toc, toc, anima mia sei li? mi arrendo e mi affido, cosa devo fare?

Da li in poi ho solo ascoltato, e mi sono lasciata trasportare dando spazio alla intuizione.

Io ci avevo messo troppa testa.

Ho diminuito quindi le quantità di ore di insegnamento e mi sono dedicata a me, a capire chi ero in questa nicchia, e cosa volevo del mio lavoro, era sempre e comunque tutto quello che avevo ma meritavo di viverlo come volevo io. Nonostante tutte le cose brutte che ci possono succedere continuiamo ad essere qui, e ci sono due cose che puoi fare, mandare tutto all’aria oppure continuare ma cambiando strategia. 

Vi racconto questo perchè molte delle persone che arrivano ora da me a fare la formazione professione ceramista di 12 settimane si trovano proprio qui, dove ero io a 29 anni. 


A correre dietro un treno che non si ferma, senza una vera destinazione. 

Ormai sapevo come vivere di ceramica, anche se con pochi soldi ma sapevo cosa dovevo fare per vivere di ceramica, mi mancava il poter vivere serenamente e come una persona normale. 


A 29 anni hai bisogno di essere un’adulto e di avere qualche sicurezza. 

Così ho rivisitato il passato, ho impostato i miei obbiettivi, ho deciso cosa volevo per me, ho dedicato tempo a me, ai miei desideri e ho smesso di fare lavori su commissione, ho smesso anche di fare i corsi continuativi di ceramica di gruppo, e dopo ho dedicato circa un’anno a me e ai miei interessi, alla mia ricerca.


Avevo bisogno di capire chi ero e quale era il mio proposito in questa vita.

Avevo solo la ceramica e la consapevolezza che anche nel futuro avrei avuto solo lei.

Non c’è l’avrei mai fatta senza l’appoggio del mio compagno, che mi ha fatto superare ogni difficoltà con testa, tanta testa, e mi ha fatto controllare qualsiasi decisione impulsiva.


Così mi sono messa degli obbiettivi, rafforzato il mio brand, fissare i miei obbiettivi, fatto un business plan e ho aperto il mio negozio, il mio primo punto vendita, ho continuato ad insegnare ma solo facendo dei workshop mirati o percorsi formativi lunghi. 

Da questo ho anche imparato tanto, anche se siamo state poco fortunate: nel 2019 abbiamo vissuto l’acqua alta del 2019 e poi subito dopo è arrivata la pandemia di covid-19.  La bottega a Venezia mi ha dato il modo di capire come facessi Cinzia a vivere di quello, con un’affitto da pagare ed una presenza da coprire: 

Ecco l’innaugurazione del nostro negozio di arte e artigianato in Via Garibaldi a Venezia:

Ecco il negozio 


In questi anni e dopo quel tormentoso inizio posso dire che mi sono traformata un milione di volte. 

Ho fatto delle esperienze indimenticabili come lavori sociali, avviare un corso di ceramica nel carcere maschile di Venezia, sono diventata presidente della stessa associazione che tempo fa mi aveva accolta, rifatto il mio brand e lanciate le mie prime due collezioni. 

Collaborato con artisti, designers, e messo in mostra il mio lavoro in diversi punti strategici della città.

Durante la pandemia ho aperto una Scuola di Ceramica Online, attività che ad oggi occupa un 80% del mio tempo e sul quale ci sto investendo moltissimo. 


Dopo tutta questa lunga storia ho scoperto che ho 2 grandi passioni per quanto riguarda la mia professione. 

Il fare ceramica, disegnare i pezzi e portare avanti delle collezioni 100% handmade

Insegnare l’arte della ceramica


Oggi il mio studio di ceramica si trova al Lido di Venezia. 

Mi sono trasferita durante la pandemia in uno spazio molto piccolo ma ideale per il tipo di produzione che faccio oggi. 

Porto avanti le mie linee, e la Scuola Ceramica Online insieme ad un team di 5 persone. 

Ho deciso di pubblicare la mia storia personale e dettagliata per tutte le donne che vorrebbero diventare ceramiste ma che non si sentono all’altezza. 


Non importa chi sei, ne dove ti trovi. Non importa se hai soldi da investire oppure no. Se davvero vuoi fare questo percorso perchè pensi che è quello che ti meriti voglio dirti che ogni giorno passo attraverso una sfida, che ho impiegato 8 anni ad arrivare dove sono ora, ma che faccio il lavoro che dovevo fare in questa vita e che mi sono davvero grata per aver permesso alla mia intuizione di non aver paura a vivere con proposito. 


Mi dispiace tanto vedere donne che vivono al 30% per paura ai pregiudizi e per il auto boicotto continuo,  ed è questo il motivo per il quale oggi ho deciso di pubblicare la mia storia personale. 


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